Appunti di tecnica fotografica
 

(9) Composizione e lettura dell’immagine

In fotografia, non si dovrebbe mai parlare di riproduzione ma sempre di rappresentazione del reale

Dal momento che l’immagine fotografica, essenzialmente si risolve in una rappresentazione grafica su supporto bidimensionale, può direttamente stimolare solo uno dei nostri cinque sensi, la vista.
Di conseguenza, quando si compone l’inquadratura di un’immagine fotografica, che possa ricordare a noi stessi un particolare luogo o situazione, quindi la tipica “foto ricordo”, o ancora meglio, quando l’immagine deve trasmettere ad un osservatore esterno le sensazioni da noi provate in quel momento, si deve tener conto del fatto che essa sarà sempre una rappresentazione per difetto.
In essa saranno infatti assenti gli stimoli tattili, olfattivi, sonori, del gusto ed infine il senso di volume dovuto alla visione stereoscopica.
Da tutto questo preambolo, ne deriva che, per rendere accettabile la nostra rappresentazione, dovremo ricorrere a degli artifizi.
La composizione dell’inquadratura diventa il risultato dell’applicazione di una serie di regole, azioni, e scelte.
Osservare, capire cosa ha suscitato la nostra attenzione, ed infine, cercare di tradurre tutto questo in un unico quadro, utilizzando fra tutti gli elementi disponibili, quelli che combinati fra loro, ci permettono si surrogare al meglio le immancabili deficienze del supporto fotografico.
Potremo trasmettere in questo modo all’ipotetico osservatore, sensazioni le più possibile coerenti a quelle da noi provate al momento dello scatto, o le emozioni che abbiamo deciso di incorporare nel messaggio fotografico.
Tutte le cose, soprattutto quelle che siamo abituati a guardare, non suscitano sempre e necessariamente un immediato interesse.
A volte basta osservarle da una prospettiva diversa, o con una luce diversa, per renderle protagoniste di un’immagine altrimenti banale e insignificante.
Non basta guardare, dobbiamo educarci ad analizzare cio' che vediamo”.


Regola dei terzi

E’ una regola di composizione riconosciuta e utilizzata in fotografia, per dare maggiore risalto ad alcuni elementi, su cui dovrà cadere l’attenzione, a discapito di altri.
Prima di applicarla bisognerà scegliere quali elementi della scena vogliamo rendere determinanti e dominanti.
Andando indietro nella storia, possiamo scoprire che questa regola risale agli artisti dell’antica Grecia che la utilizzavano per dare equilibrio ed enfasi alle pitture di paesaggio. Ciò è valido anche oggi.
Questa teoria artistica sostiene che, se la linea dell’orizzonte appare nelle parti alte oppure bassa dell’inquadratura, la rappresentazione del paesaggio acquista dinamismo. Possiamo aggiungere che se gli elementi importanti della composizione si trovano sotto la linea dell’orizzonte, è giusto un orizzonte alto. Viceversa, se la zona di interesse visivo, è situata sopra l’orizzonte, è preferibile mettere quest’ultimo, in una posizione più bassa del centro dell’immagine.
Più esattamente, si cercherà di dividere il fotogramma con un reticolo a tre fasce verticali e tre orizzontali uguali e posizionare la linea dell’orizzonte su una delle due linee immaginarie che si vengono a formare orizzontalmente con la divisione.
Per linea dell’orizzonte, non si intende solo l’orizzonte naturale ma anche qualsiasi linea orizzontale, che vogliamo adottare come linea d’orizzonte nella nostra composizione fotografica.

La regola dei terzi, può essere applicata anche verticalmente, sfruttando le tre fasce, questa volta in verticale. In questo caso, le linee saranno
utilizzate per posizionarvi il soggetto principale.
Così facendo, la foto acquisterà dinamismo, rompendo quella staticità che si avverte nelle fotografie col soggetto centrale.
L’occhio sarà portato a focalizzare l’attenzione fuori dalla sua posizione naturale (quella centrale) e questo forzato spostamento, contribuirà a fornire la sensazione dinamica.
Nelle intersezioni delle linee si andranno a costituire i quattro punti forti dell’immagine, dove andremo ad inserire gli elementi più importanti.
Questi punti di attenzione, utilizzati per posizionare il soggetto, oltre a forme ordinate, geometriche o moduli ripetuti (es. filari di alberi), acquistano un particolare significato; da essi infatti, parte e si sviluppa la lettura dell’immagine, portando l'osservatore attraverso un percorso che gli permette di esplorare tutti gli altri elementi.
Abituati, nelle culture occidentali, per esempio a leggere e scrivere da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso, se posizioniamo il soggetto principale nel terzo inferiore destro, offriremo una lettura molto inusuale.
Una foto così strutturata, potrebbe trasmettere sensazioni di inquietudine, di infelicità, di frustrazione.
Si deve inoltre considerare anche il destinatario del messaggio fotografico che stiamo componendo, perchè in una cultura diversa dalla nostra il punto di partenza per la lettura dell’immagine, considerato più usuale, potrebbe essere completamente diverso, con la conseguenza di suggerire all’osservatore, sensazioni molto diverse da quelle che ci siamo prefissi.
Quando si decide la struttura di un’immagine, ogni scelta deve avere una motivazione di base.
Non è indispensabile naturalmente la precisione di un geometra e non è detto comunque che una buona composizione, nasca sempre da questa regola, ci sono situazioni o particolari tipi di rappresentazioni grafiche che a ragione non la rispettano, ma si deve capire l’intenzione di trasgredire la regola dei terzi, volontariamente.


Elementi base dell’immagine

Linee

Le linee sono parte dell’immagine fotografica e possono essere generate da qualsiasi cosa, influiscono sull’impatto emotivo dell’immagine fotografica.
Hanno cioè un potere psicologico che influenza il nostro stato d’animo.
Per capire meglio questo concetto è meglio fare degli esempi:
• Linee verticali danno forza, fierezza, dignità … Lo sguardo   scorre da sinistra a destra.
• Linee orizzontali evocano tranquillità, stabilità, inalterabilità   …Lo sguardo scorre verso l’alto.
• Linee diagonali esprimono movimento rompendo la staticità della foto rendendola dinamica, creano uno stato di tensione e lo sguardo può scorrere su di esse, in entrambe le direzioni.
• Le linee curve suscitano un’armonia naturale, tranquilla , fluttuante, positiva (in natura vi sono molti elementi dove predominano linee curve).
Anche le linee curve esprimono   movimento, ma non è netto come nelle linee diagonali perché libero di andare in tutte le direzioni.
Il movimento espresso dalle linee curve, non incontrando spigoli, ha anche la caratteristica di essere un movimento dolce, elegante.
• Le linee frastagliate invece, di spigoli e angoli netti ne presentano molti e ciò da un senso di movimento, molto energico e ricco di tensione.
• Lo spessore contribuisce all’influenza emotiva che essa trasmette all’osservatore.
Linee di grande spessore, perciò, amplificano le sensazioni che possono trasmettere.

Sta a noi a questo punto, utilizzarle in funzione delle loro caratteristiche, sfruttarle per dirigere lo sguardo dell’osservatore in un punto specifico o per giocarci creando particolari geometrie.

Sagome

La sagoma è semplicemente una linea chiusa che parte da un punto, segue varie direzioni, e torna nel punto di partenza.
Per evidenziare la sagoma di un oggetto, esistono due condizioni di luce ideale ed un unico punto di ripresa possibile. L’immagine di una sagoma si ottiene solo mediante uno scatto frontale.

Fotografare frontalmente un soggetto/oggetto è l’unica maniera per creare un’immagine piatta, senza alcun elemento che gli conferisca tridimensionalità, altrimenti acquisterebbe una forma.
Può essere utile il teleobbiettivo, per sfruttarne la caratteristica di ridurre la prospettiva e di isolare il soggetto.
Per quanto riguarda le condizioni di luce, si deve evitare la formazione di ombre perché producono effetto di rilievo.
Quindi, la direzione della luce, dovrà essere frontale oppure posteriore all’oggetto (controluce).
Con la luce frontale si può distinguere immediatamente l’oggetto e leggerne alcune caratteristiche mentre col controluce, l’oggetto sarà nero, illeggibile e potrà essere riconosciuto solo per la sua sagoma (silouette).
Le sagome più ricorrenti in fotografia, riguardano cose fatte dall’uomo e generalmente rappresentano figure geometriche regolari (quadrati, cerchi, triangoli….) o composizioni di più figure, che per coerenza di contenuto possono essere assimilate in un’unica forma finale.

Sostanzialmente, in base alla figura che costituisce una sagoma, si avranno risposte emotive diverse, dovute alle associazione mentali che ne conseguiranno.
Un quadrato o un rettangolo, comunicheranno stabilità, una sagoma triangolare, spesso utilizzata in strutture di sostegno (che ne sfruttano le caratteristiche di forte indeformabilità), esprime forza e sicurezza, le sagome curvilinee creano movimento ed eleganza, il cerchio rappresenta soddisfazione, compiutezza, raggiungimento dell’obbiettivo.

Forme

Se dopo aver fotografato la sagoma dell’oggetto, ci si posiziona in modo da riprendere contemporaneamente un altro lato dell’oggetto o si attende che la luce lo colpisca lateralmente, in modo da formare ombre che conferiscono profondità e spessore, si hanno le condizioni per fotografare la forma dell’oggetto. In altre parole, quando la sagoma acquista tridimensionalità si ottiene la forma.
La prospettiva può essere anche quella frontale come per la sagoma, ma l’importante, è avere la luce trasversale.
Se l’attenzione deve ricadere esclusivamente sulla forma del soggetto, può tornare comodo l’uso del teleobiettivo con un angolo di campo appropriato alle dimensioni del soggetto e alla distanza che da questo ci separa.
Le risposte emotive trasmesse dalle sagome, restano valide anche per le forme, risultando amplificate dalla maggiore compiutezza di queste.

Trame

Quando ci accingiamo a toccare una superficie conosciuta, l’esperienza ci porta a prevedere le sensazioni tattili che avremo.
Ciò è possibile perché la nostra esperienza ha associato una sensazione ad ogni tipo di superficie.
Le trame sono l’essenza stessa dei materiali, si esaltano in riprese con luce radente e forniscono quasi come una sensazione tattile delle superfici raffigurate.

Motivi

Un motivo è costituito da linee, sagome, forme o trame, che si ripetono più volte ad intervalli più o meno regolari.
Le foto raffiguranti un motivo hanno un impatto visivo molto forte perché ciò che esprime il singolo elemento viene moltiplicato per tutti gli elementi della scena dando origine ad un ritmo che coinvolge l’osservatore e che diventa, a questo punto, il ritmo proprio dell’immagine stessa.
             
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