Appunti di tecnica fotografica
 


File
(Tiff, Jpeg, Raw)

La pellicola è indubbiamente una grande invenzione che offre al tempo stesso la triplice funzione di catturare l’immagine, conservarla e, renderla direttamente visibile senza l’ausilio di particolari tecnologie.
Un sensore digitale, a differenza della pellicola, può solo catturare l’immagine, per cui la fotocamera dopo avere eseguito tutte le elaborazioni e i calcoli necessari, la deve trasferire a qualcosa in grado di conservarla.

Oggi, quasi tutte le macchine fotografiche digitali utilizzano delle schede “flash-memory”. Tralasciando i particolari costruttivi e i diversi formati fisici di questi oggetti, si può genericamente dire che si tratta di memorie elettroniche, simili a quelle presenti nei computer, ma che a differenza di queste ultime, non si cancellano quando viene tolta, con le dovute regole, la corrente di alimentazione.

Le flash-memory sono di piccole dimensioni, possono essere sostituite e contenere una grande quantità di dati, fino a “64GB”(GigaByte) e oltre. Se ne usassimo una per conservare dei documenti di sola scrittura, potrebbe contenere circa sessantaqattro-miliardi di caratteri alfabetici.

Questa grande capacità, di memorizzazione ci permette di immagazzinare alcune centinaia di immagini, e se quesrte vengono "compresse” con ulteriori algoritmi matematici, prima di essere inserite nella scheda di memoria (flash-card) si puo' arrivare ad alcune migliaia.

Per fare questo, la maggior parte delle macchine digitali, utilizzano un tipo di compressione chiamato “JPEG”.
Creato dal “Joint Photographic Expert Group”, il JPEG è un potente algoritmo di compressione che può ridurre la dimensione delle immagini fino ad un rapporto di 20:1.
Purtroppo, la compressione di tipo JPEG è un sistema a perdita di dati, in poche parole, più si comprime, peggiore sarà la qualità delle immagini archiviate e poi restituite dalla scheda di memoria.

Tutte le fotocamere offrono almeno due gradi di compressione, il primo con un rapporto di circa 10:1, il secondo con un rapporto di compressione di circa 4:1, naturalmente la decisione su quale utilizzare dipende da come dovranno essere utilizzate successivamente le immagini.
Senza entrare nei particolari di funzionamento di questo sistema di compressione, si può ragionevolmente affermare che una compressione con rapporto 4:1, genera in fase di stampa, difetti del tutto trascurabili alla normale visione delle immagini.

Per chi non vuole scendere a compromessi tutte le macchine, offrono altri formati di archiviazione.
Uno di questi puo' essere il “TIFF”, la cui peculiarità è quella di archiviare le immagini senza alcuna perdita di qualità, naturalmente a discapito dello spazio occupato da 3 a 4 volte superiore, inutile dire che in campo professionale, il formato utilizzato per l'interscambio di immagini è proprio questo, in quanto offre i massimo della qualità d’immagine e della compatibilita' con i vari programmi di elaborazione grafica..

Un altro formato e' il “RAW”, o formato grezzo, occupa piu' o meno lo stesso spazio di un file TIFF, permette di archiviare le immagini, esattamente come sono state prelevate dal sensore, senza che sia stata applicata ad esse nessun tipo di elaborazione matematica dal computer della macchina.
In questo modo, grazie a particolari programmi in grado di compiere il processo di demosaicizzazione, diventa possibile agire direttamente, sul bilanciamento del bianco, l'esposizione, la miscelazione e sintesi dei colori, la luminosità, il contrasto, l’accuratezza o incisività dell’immagine.
Nel caso che il programma sia specifico per un modello di apparecchiatura fotografica, si possono apportare modifice anche alla geometria dell'immagine, fino a correggere in modo automatico le distorsioni generate da specifici obbiettivi a una determinata apertura di diafframma, che il programma riconosce tramite i dati (EXIF) allegati al file immagine registrato.
Tutta questa flessibilità operativa si paga naturalmente in termini di compatibilita', dal momento che praticamente anche restando all'interno dello stesso marchio di produzione, ogni apparecchiatura fotografica ha il suo particolare file RAW, compatibile al 100% solo con i programmi a questa dedicati.

Attenzione: Una volta aperto un file con un programma di grafica computerizzata, allo scopo di effettuare correzioni, si deve assolutamente evitare di salvarlo su se stesso e riaprirlo ripetutamente in formato .JPEG. Esso verrebbe ogni volta, prima decompresso, per essere presentato sul monitor e poi ricompresso, col medesimo algoritmo di compressione, perdendo di qualità ad ogni passaggio.
Il modo corretto di agire, è quello di mantenere inalterato il file proveniente dalla macchina fotografica, e una volta eseguita un copia, si lavora su questa, salvandola in formato .TIFF, o nel formato nativo del programma utilizzato, anche ripetutamente e/o in diverse sessioni di lavoro, fino ad elaborazione completamente eseguita. A questo punto, si può convertire il tutto in formato .JPEG per ridurre il suo ingombro ed eventualmente consegnare il file ottenuto al laboratorio, per la stampa.
Prima compressione
Rapporto 1:10
Originale
Compressioni multiple
Rapporto 1:10

Indipendentemente dal tipo di file, di archiviazione, si decida di utilizzare in fase di scatto, il mio consiglio personale e quello di usare piu' schede di memoria, di capacita' tale da contenere non piu' di 200/300 immagini ciascuna.
Il motivo sta nel fatto che, se durante una escursione fotografica o una vacanza, accidentalmente perdessimo una scheda o si cancellassero i dati contenuti in essa, avremmo perso solo le foto di questa e non tutte.


Dati Exif (Exchangeable image file format)

E' una specifica per il formato di file immagine utilizzato dalle fotocamere digitali. La specifica utilizza i formati esistenti JPEG, TIFF Rev. 6.0, e RIFF, con l'aggiunta di specifiche etichette (tag) di metadati. Non è supportato in JPEG 2000, PNG, o GIF.

I tag di metadati definiti nello standard Exif coprono un vasto spettro includendo:

Informazioni di date ed ora. Le fotocamere digitali registrano la date e l'orario corrente in questi metadati.
Impostazioni della fotocamera. Queste includono informazioni statiche come il modello ed il produttore della fotocamera, ed informazioni varie per ciascuna immagine come l'orientamento, la lunghezza focale, il bilanciamento del bianco, e le informazioni di tempo di otturazione, apertura di diaframma e sensibilita' ISO impostate.
In essi viene salvata anche na miniatura per visualizzare un'anteprima sul display LCD della fotocamera, nei file manager, oppure nei software di fotoritocco (ATTENZIONE! non tutti i software sono compatibili al 100% con queste miniature).
Descrizioni ed informazioni di copyright.
Lo standard nato solo per i file TIFF oppure JPEG non e' direttamente compatibile con i file RAW.
Inoltre lo standard Exif dichiara specificamente una profondità del colore sempre di 24 bit, cosi' che i dati di molte macchine fotografiche moderne che possono catturare con una profondita' di colore superiore, non possono essere rappresentati.
Questo ha spinto i produttori ad inventare molti formati di file RAW, proprietari ed incompatibili fra di loro.
Per cercare di risolvere questo problema, Adobe ha sviluppato il formato DNG, nella speranza che i produttori vogliano standardizzarsi su di un singolo, formato di file RAW.


Pixel e DPI
(dimensioni fisiche in rapporto al sistema di visualizzazione/stampa)

Sullo schermo le immagini appaiono di qualità inferiore rispetto a quanto può essere mostrato da una stampa fotografica, questo perché i punti visibili su un monitor sono meno concentrati di quelli depositabili sulla carta con i diversi sistemi di stampa disponibili.
I monitor utilizzano una risoluzione di 72 punti (pixel) per pollice, anche se in realtà questo valore può variare in base al tipo di costruzione dello schermo e alle dimensioni fisiche dello schermo stesso.

Quindi anche se a qualcuno questa risoluzione può bastare per guardare le foto delle vacanze, quando si passa ad un livello professionale si deve fare necessariamente i conti con le procedure di stampa di questi file e le risoluzioni di stampanti e scanner.

Per entrambi gli apparecchi si impiega in genere il numero di punti per pollice (Dpi) che sono capaci di trasferire sulla carta o di acquisire.

Si può affermare che il termine punti per pollice (Dpi) di stampanti e scanner è analogo a quello di pixel per pollice (Ppi) dei monitor. Anche se tecnicamente non sono la stessa cosa, in genere il primo viene utilizzato in riferimento a stampe e scansioni, mentre il secondo alle immagini elettroniche mostrate su schermo o catturate da una fotocamera digitale.

Gli scanner, che come già specificato sono apparecchi che servono a convertire in formato digitale stampe, negativi e diapositive, hanno oggi una risoluzione media compresa tra i 600 e i 4800 punti per pollice, con punte intorno ai 9600 dpi.

La risoluzione delle stampanti, invece, dipende dal tipo di apparecchio usato: un modello laser arriva a 300 o 600 dpi, mentre una stampante a getto d’inchiostro va da 800 a 2800 punti per pollice.
In termini pratici, vuol dire che se si ha un’immagine che sul monitor (72 dpi) appare larga 30 centimetri, stampata a 300 punti per pollice si riduce su carta ad una foto di poco più di 7 centimetri di lato.
Purtroppo si utilizza un’unità di misura anglosassone — il pollice — che, essendo pari a 2,54 centimetri, non favorisce certo i calcoli per chi, come gli italiani, si serve del sistema metrico decimale.

Calcolo della larghezza di un'immagine con dimensione fisica di 800 x 600 Pixel, presentata su:
Monitor per computer, 72 DPI
Carta per stampa fotografica, 300 DPI
800/72 = 11,1Pollici
11,1 x 2.54 = 28,19 cm
800/300 = 2,66 Pollici
2,66 x 2.54 = 6,76 cm

In realtà, quindi, una foto digitale non ha dimensioni fisse, dato che dipendono dal tipo di risoluzione utilizzata per la sua visione, più bassa (72 dpi) nel caso di uno schermo, più alta (300 dpi) nella stampa su carta.

Per definire le dimensioni fisiche di un’immagine digitale ci si basa sul numero di pixel che la compongono.
Una fotocamera con sensore da 6 megapixel (6 milioni di punti), e' capace di riprendere un’immagine composta da 3000 pixel di larghezza per 2000 pixel di altezza.

Per vedere la foto ingrandita al 100% su schermo ci sarebbe bisogno di un monitor con 72 pixel per pollice di risoluzione, largo 41,7 pollici (3000/72) e alto 27,8 pollici (2000/72).

Se la stessa foto la si desidera stampare su carta al 100% dei suoi pixel, utilizzando una stampante a 300 punti/pollice, si otterrà invece un’immagine larga 10 pollici (3000/300) e alta 6,7 pollici (2000/300).

A questo punto qualcuno potrebbe dire che per ottenere una stampa con un lato di 40 centimetri da un’immagine digitale di 3000 punti di larghezza, basterebbe impostare l'immagine a una risoluzione di circa 190 punti per pollice.

Si deve tener conto del fatto che le moderne stampanti al laser o a getto d’inchiostro danno buoni risultati con una risoluzione intorno ai 300 punti per pollice e che impostando valori inferiori i dettagli si sgranano e diventa sempre più evidente l’effetto mosaico.

                     

Scegliere di stampare ad una risoluzione inferiore ai 200 punti si ottengono sempre risultati scadenti (a meno che non si tratti di una pagina di quotidiano). Se l’immagine originale è molto piccola, come spesso accade per le foto scaricate da Internet, non si può certo pretendere di stamparla in formato 30X45cm e mantenere al tempo stesso una buona qualità. In ogni caso, sarà sempre bene controllare il numero di pixel dell’immagine originale e cercare di stamparla ad una risoluzione intorno ai 300 punti per pollice.
Ciò che è stato detto vale anche quando si debba convertire un’immagine con uno scanner. In questo caso, si deve soprattutto tenere conto della sua destinazione finale.
Se si intende stampare l’immagine su carta, si dovrà sempre applicare il principio che vuole un aumento della risoluzione in ripresa al diminuire delle dimensioni dell’originale

Esempio:

Con uno scanner per pellicola, che possa raggiungere i 3000 punti per pollice e un fotogramma da 24 x 36mm potremo ottenere un’immagine composta da 4251X2834punti (3,6:2,54X3000=4251) (2,4:2,54X3000=2834).

Applicando inversamente la regola, sarà possibile calcolare la risoluzione, da impostare sullo scanner, per ottenere dallo stesso fotogramma 24X36mm,
una stampa di 30cm di larghezza e 20cm di altezza, che risultera' essere di 2500Dpi (30X300:3,6=2500) (20X300:2,4=2500).

             
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