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Appunti di tecnica fotografica | |||||||||||||||||||
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(5) Esposizione Per realizzare una foto correttamente esposta e perfettamente leggibile, occorre far arrivare alla pellicola (fotografia tradizionale) o al sensore (fotografia digitale), la giusta quantità di luce. Per dosare la luce esistono due dispositivi, l’otturatore, che determina il tempo per il quale l’elemento sensibile resterà esposto e il diaframma, che regola la quantità di luce che passa attraverso le lenti dell’obiettivo. I valori dei due dispositivi, insieme considerati, vengono definiti come Coppia Tempo-Diaframma. Il
diaframma adottato normalmente nelle fotocamere
è quello ad iride che si trova come
abbiamo già visto all’interno
dell’obiettivo. In pratica è
un foro che allargandosi o stringendosi, a
seconda della posizione assunta delle lamelle
che lo compongono, parzializza la superficie
di lente utilizzata, influendo sulla quantità
di luce entrante, sulla nitidezza e sulla
“profondità di campo”. |
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A
valori alti (es. f/16), corrisponde
un foro di piccole dimensioni, mentre per
valori bassi (es. f/2,8), il foro del
diaframma è molto aperto. Ad ogni valore
di diaframma corrisponde il passaggio di una
quantità di luce doppia del valore
successivo e metà di quello precedente. |
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Teoricamente,
se c’è molta luce si tende a
chiuderlo, (valori alti es. f/16),
se la luce è poca ad aprirlo (valori
bassi es. f/2,8), anche se la sua funzione
come si può vedere nello schema a lato,
non si esaurisce qui, ma influenza in modo
notevole la profondità del campo messo
fuoco. La misurazione della luce e la messa a fuoco vengono fatte a diaframma tutto aperto e i meccanismi della macchina chiudono il diaframma al valore impostato solo al momento dello scatto. Un particolare meccanismo o circuito elettronico, (simulatore di diaframma), fa in modo che l’esposimetro possa darci l’indicazione giusta. Guardando attraverso le lenti dell’obiettivo, possiamo riconoscere il diaframma dalla tipica sagoma, normalmente esagonale, che delimita il foro. |
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Esistono
obbiettivi molto costosi che montano diaframmi
con più di sei lamelle per dare all’apertura
una forma più circolare, ma le prestazioni
ne sono influenzate in maniera del tutto trascurabile.
L’otturatore regola il tempo durante il quale il materiale sensibile viene esposto alla luce. I valori che si possono selezionare, vengono chiamati “tempi di esposizione” e il loro valore viene espresso in secondi o frazioni di secondo. |
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Ogni
valore esprime un tempo di esposizione doppio
del valore precedente e metà di quello
successivo, in modo da raddoppiare o dimezzare
la quantità di luce che arriva alla
pellicola o al sensore. |
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I
tempi si possono considerare: Intermedi:
Da 1/60sec. a 1/250secondo. Brevi:
Inferiori a 1/500secondo. |
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Esaminiamo
ora un particolare tempo di otturazione, la
“posa B” (Bulb). Con la
“posa B”, l’apparecchio
fotografico, esclude tutti i sistemi elettronici
di controllo, l’otturatore si apre quando
premiamo il pulsante di scatto e si chiude
quando lo rilasciamo. Questo ci dà la possibilità di mantenere aperto l’otturatore per un tempo indefinito. E’ obbligatorio in questo caso, l’impiego oltre che del cavalletto, anche di un cavetto di scatto flessibile o dell’autoscatto, che ci evita di trasmettere all’apparecchio fotografico le vibrazioni delle mani. Questo modo di esposizione è utilizzato ad esempio, nella fotografia notturna a luce ambiente, per i fuochi artificiali, fulmini e soggetti luminosi in movimento. |
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