Appunti di tecnica fotografica
 



Il Polarizzatore


La luce non polarizzata che colpisce una superficie non metallica, nella riflessione, subisce un processo di polarizzazione che ne orienta la fase parallelamente alla superficie colpita, questo processo fisico naturale si puo sfruttare in fotografia, per ottenere effetti particolari.

Indipendentemente dalla tecnologia costruttiva, la sua struttura e' essenzialmente formata in modo da costituire una griglia ottica.
Il filtro viene alloggiato all'interno di un supporto girevole che tramite una ghiera permette di orientare a piacimento il piano di polarizzazione per ottenere l'effetto desiderato.

                     
Se poniamo un filtro polarizzatore lungo il cammino di un raggio polarizzato dalla riflessione su una superficie, abbiamo due possibilità:
 • La griglia filtro viene orientata nello stesso senso di vibrazione del raggio luminoso; il raggio luminoso la attraversera';
 • La griglia filtro viene orientata perpendicolarmente al senso di vibrazione del raggio luminoso; il raggio luminoso verra' i gran parte bloccato;

Orientamento verticale

Orientamento orizzontale

Si impedisce in questo modo il passaggio di parte delle onde luminose riflesse dall'acqua o da altre superfici. Grazie a questa proprietà è possibile restituire la trasparenza ad un corso d'acqua illuminato dal sole, che altrimenti apparirebbe pieno di fatidiosi riflessi.

Una particolare efficacia si manifesta nella fotografia di vetrine o oggetti all'interno di teche in vetro, generando una visione nitida dell'oggetto e annullando i riflessi del vetro.


Anche la luce del cielo è polarizzata, ed esso viene reso più terso bloccando la luce riflessa dal vapore acqueo presente nell'aria aumentando il contrasto fra questo e le nuvole eventualmente presenti e generando anche un aumento della saturazione colore, senza causarne la variazione di tonalita'.
Per questo utilizzo, la massima efficacia del filtro la si ottiene quando la luce solare proviene lateralmente (90°, rispetto alla direzione dell'inquadratura).

Un altro utilizzo, seppur meno comune, è quello di sovrapporre due filtri polarizzati e facendoli ruotare l'uno rispetto all'altro. Si ottiene un filtro quasi neutro di intensità regolabile.

Sono disponibili due tipologie di filtri polarizzatori per fotografia:
Lineare: denominato e spesso siglato PL
Circolare: denominato con le sigle CPL o PL-CIR.

La differenza tra i due tipi di filtro sta nel fatto che quello lineare lascia passare la luce secondo l'angolo di fase selezionato senza apportare modifiche, mentre il tipo circolare, dopo aver selezionanto un piano di polarizzazione della radiazione luminosa, la depolarizza nuovamente. Questo permette ai sensori autofocus delle macchine fotografiche digitali, sensibili al piano di polarizzazione della luce che li colpisce, di funzionare correttamente.

NB: Il polarizzatore circolare non fornisce prestazioni qualitativamente migliori o più efficaci del polarizzatore lineare.
Il suo maggiore costo è giustificato solo dalla sua costruzione particolare.



Creativi

Alcuni filtri possono essere utilizzati per effetti speciali; ad esempio vi sono filtri che possono sfumare l'immagine, dando agli oggetti un'aura delicata o filtri che possono fare in modo che le luci creino l'effetto stella (starlight). Molti di questi filtri sono stati sostituiti nella fotografia digitale dai programmi di fotoritocco, che permettono di applicare l'effetto dopo la ripresa.

Neutri (neutal density)

Il filtro a densità neutra (o filtro ND) è utilizzato per assorbire una determinata quantita’ di luce in modo da non farle raggiungere la pellicola o il sensore. Si possono utilizzare in questo modo tempi di esposizione più lunghi o aperture di diaframma maggiori a seconda delle esigenze di ripresa.

Questa serie di filtri si presentano di colore grigio neutro e sono disponibili in diverse gradazioni, che troveremo indicate sulla confezione o sulla ghiera del filtro con le sigle ND2, ND3… ND16.
Sigle che indicano il rapporto di frazionamento della quantita’ di luce che li attraversa, per dar modo di calcolare la corretta esposizione rispetto alla condizione di assenza di filtro.
Se non fosse sufficiente l’attenuazione luminosa introdotta da un solo filtro, si puo’ aumentare l’effetto sovrapponendoli.
I campi d’impiego dei filtri neutri riguardano soprattutto il cercare di ovviare ad una forte sovraesposizione non altrimenti evitabile o la ricerca di effetti, soprattutto riguardanti soggetti o oggetti in movimento. Vengono spesso utilizzati per fotografare fontane, cascate o risacche su scogliere in quanto il notevole aumento del tempo di esposizione rende l'acqua in movimento più fluida e uniforme (effetto seta); Utilissimi nella fotografia architettonica, i quanto l'aumento del tempo di esposizione fa sì che pedoni e automezzi in transito, spariscano letteralmente dalla scena per il semplice fatto che il loro stesso movimento non gli permette di restare a coprire lo stesso punto del fotogramma per un tempo sufficiente ad impressionarlo in modo apprezzabile.


Filtri digradanti

I filtri digradanti possiedono una zona trasparente che sfuma verso una zona piu’ scura o colorata, quindi agiscono solo su una parte dell'inquadratura. Come quelli neutri, sono misurati in ND, fattore che indica la quantità di luce attenuata.
Cosi’, un ND4 ha un rapporto di luminosita’, fra la zona totalmente trasparente e quella colorata o comunque piu’ scura, di 2 stop.
I piu’ versatili sono quelli costituiti da lastre rettangolari da inserire negli adattatori frontali, perché permette una migliore regolazione della zona da scurire, mentre quelli avvitabili hanno sempre la sfumatura fissa a meta’ dell’ inquadratura.

Questo filtro è utile anche nel digitale, perché in presenza di uno scarto di luminanza molto elevato fra le zone sopra e quelle sotto l’orizzonte, permette di ottenere una corretta esposizione di entrambe.

Si suddividono in filtri digradanti colorati e filtri digradanti neutri. Nel primo caso possono essere utilizzati per accentuare un tramonto o creare altri tipi di effetti atmosferici mentre, nel secondo caso, sono spesso utilizzati soprattutto nella fotografia paesaggistica per scurire il cielo e mantenere un'esposizione uniforme in tutta la scena inquadrata

Filtri soft-focus o flou

Sono composti da vetri ottici trasparenti ma dalla superficie irregolare che, deviando in maniera casuale i raggi luminosi, producono un effetto sfuocato più marcato nelle alte luci (zone più luminose) e nei riflessi.

È spesso utilizzato nella fotografia ritrattistica perché restituisce un'aura romantica intorno alla figura.
Sono disponibili solitamente in tre versioni di diversa intensita', che producono un effetto di sfocatura progressivamente piu' accentuato.
È possibile ricreare un effetto analogo utilizzando una filtro UV cosparso di vaselina oppure fotografando attraverso un tessuto semi-trasparente, come una calza di nylon molto chiara.

 


Filtri infrarosso (IR)

Utilizzato nella fotografia ad infrarossi congiuntamente a pellicole adatte o apparecchiature digitali in grado di vedere queste radiazioni, serve a bloccare la luce visibile lasciando passare unicamente la luce infrarossa.
Essendo la radiazione infrarossa composta pricipalmente dal calore emesso dai vari corpi, la caratteristica principale delle immagini ottenute sara quella di rendere con toni chiari gli oggetti caldi e con toni progressivamente piu' scuri i corpi freddi.

Di seguito un elenco di alcuni filtri infrarossi con relative lunghezze d'onda di taglio (minore e' la lunghezza d'onda, maggiore e' l'efficacia del filtro ad eliminare la luce visibile):

Kodak Wratten 87 (750nm), 87C (800nm)
Hoya R72 (720nm), RM90 (900nm), RM100 (1000nm)


Fattore-filtro


Essendo pigmentati in grigio per i tipi ND o con vari colori tutti gli atri, riducono la quantita’ di luce disponibile al piano focale.
La parzializzazione della luce e’ proporzionale alla densità del filtro applicato. Il fattore-filtro indicato sulla confezione o sulla ghiera della montatura del filtro puo’ utilizzare due sistemi di marcatura:

Il primo usa le sigle 2x, 3x,….10x (leggi 10 per) indica di quanto viene ridotta la luce che lo attraversa, e si dovra’ in base a questa indicazione calcolare il numero di stop necessari a compensarla

Il secondo utilizzato da Cokin™, usa le sigle +2, +3, ecc…e molto piu’ semplicemente e direttamente ci segnala il numero di stop di incremento da impostare per una corretta esposizione.

Fattore filtro
Correzione
2x
+1 uno stop
3x
+1 1/2 uno stop e mezzo
4x
+2 due stop
6x
+2 1/2 due stop e mezzo
8x
+3 tre stop

Per gli amanti della fotografia alternativa che usano apparecchiature a pellicola datate, ed equipaggiate di esposimetri con cellule al CdS (solfuro di cadmio), es. Olympus™ OM2n, essendo queste cellule piu’ sensibili alla luce azzurra che agli altri colori, per calcolare la giusta esposizione, sara sempre necessario fare riferimento al fattore filtro.
Per coloro che utilizzano macchine fotografiche di recente costruzione, anche a pellicola, la misurazione effettuata dai sistemi esposimetrici sono affidabili e non necessitano di ulteriori correzioni.

Precauzioni

Dal momento che gli schemi ottici degli obbiettivi vengono calcolati per funzionare in modo ottimale, da soli, considerando che tali schemi ottici sfruttano il diverso coefficiente di rifrazione di diverse qualita’ di vetro per correggere le aberrazioni (geometriche e cromatiche), aggiungere una ulteriore superficie da attravarsare, che non rientra nel calcolo originale, puo’ introdurre difetti imprevedibili a priori.
Tutti i filtri fotografici comportano anche se in minima quantita’, una perdita di definizione dell'immagine e una perdita di luce e creano sempre un nuovo passaggio vetro-aria che deve essere attraversato dalla luce per raggiungere la pellicola o il sensore
Se pensate di utilizzare filtri, e’ importante che siano sempre di alta qualita’
La pessima abitudine di tenere sempre un filtro UV inserito su ogni obbiettivo a protezione della lente frontale, abbassa la qualita’ dell’obbiettivo stesso, quindi sebbene sia giusto preoccuparsi di proteggere la lente frontale degli obiettivi, e’ giusto farlo solo quando si rende indispensabile dalle condizioni ambientali o operative sfavorevoli.

             
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