![]() |
Appunti
di tecnica fotografica |
|||||
![]() |
||||||
La lente è l’unica soluzione ottica che consente di ottenere immagini nitide con tempi brevi di esposizione. Il passaggio dal foro stenopeico alle lenti avvenne nel XVI secolo. Il padroneggiare le leggi dell’ottica, e l’evoluzione delle lenti migliorò notevolmente la qualità delle immagini. |
||||||
![]() |
Le
lenti si possono suddividere in due famiglie:
|
|||||
Per centro ottico di una lente si intende,
il punto sull’asse ottico principale
(A.O.P.), passando per il quale, il raggio
incidente non subisce deviazioni angolari.
Il centro ottico di un obbiettivo coinciderà
con il punto in cui si formerà l’immagine,
che sarà proiettata sul piano focale.
|
![]() |
|||||
Fuoco |
||||||
![]() |
I raggi provenienti da un punto (B), dopo
aver attraversato la lente (o gruppo di lenti)
andranno a convergere in un punto che sarà
il fuoco di quel punto (B’). Il fuoco
può coincidere anche con l’asse
ottico principale, è il caso del punto
(A') fuoco del punto (A) che si trova sull'
A.O.P. |
|||||
La
distanza dal centro ottico al punto di fuoco
(A’B’) dipenderà dalla
distanza dell’oggetto (AB) dal centro
ottico. In fotografia, girando la ghiera di messa a fuoco, si genera una traslazione della lente o del gruppo di lenti in cui risiede il centro ottico, fino alla posizione in cui il fuoco andrà a coincidere con la superficie dove andremo a fissare l'immagine |
||||||
Piano focale |
||||||
![]() |
Gli oggetti che si troveranno a grande distanza,
(sole) faranno giungere i loro raggi,
praticamente paralleli fra di loro. Quelli
che si troveranno a grande distanza e anche
sul prolungamento dell’Asse Ottico Principale
creeranno il loro fuoco su di questo che perciò
verrà definito fuoco principale (FP).
Il piano perpendicolare all’A.O.P. e
passante per quel punto, prenderà il
nome di piano focale. Su di esso si formeranno
altri fuochi secondari (FS), di oggetti posti
sempre all’infinito e quindi aventi
raggi paralleli fra loro, ma non all’A.O.P. |
|||||
Diaframma |
||||||
![]() |
Waterhouse; un sistema a lastre con fori calibrati di diametro diverso, da introdurre in una scanalatura esistente sulla montatura dell’obiettivo, fu ideato da John Waterhouse nel 1858. A disco girevole; essenzialmente costituito da un disco con fori di diverso diametro che veniva fatto ruotare sul suo asse fino ad allineare una delle aperture col centro dell’obiettivo. |
|||||
Ad
iride;
vengono così denominati i diaframmi
di moderna concezione, per ricordare il funzionamento
molto simile dell’iride dell’occhio
umano. I più semplici sono costituiti
da due sole lamelle, quelli più sofisticati,
variano da 6 a 15 lamelle. |
![]() |
|||||
Un numero di lamelle superiore alle cinque/sei,
montate da quasi tutti gli obbiettivi, pur
conferendo al foro un aspetto piu' circolare
non influenza in maniera apprezzabile la qualita'
dell'immagine e costituisce il piu' delle
volte solo un'inutile complicazione meccanica.. Posto generalmente tra le lenti dell’obbiettivo, viene utilizzato per regolare la quantità di luce che attraversa l’obiettivo oppure per parzializzare la superficie delle lenti in modo da attenuarne i difetti. Il valore del diaframma viene indicato con “f/ “ seguito da un numero che indica il rapporto tra la lunghezza focale e il diametro del foro. |
||||||
![]() |
Costituito
da un anello metallico fisso, sul quale è
imperniata una serie di lamine sottili, e
da un anello mobile, collegato ad una ghiera
su cui si va ad impostare il valore di apertura.
Girando la ghiera, l’anello mobile agisce
sui perni fissati alle lamine e le posiziona
al valore corrispondente. Le lamine sono di
ebanite o d’acciaio. L’ebanite
si ottiene dal caucciù e offre il vantaggio
di non arrugginire in luoghi umidi. Il meccanismo
del diaframma è soggetto a grandi sforzi
ma non ha necessita di alta precisione ed
è difficilmente soggetto a guasti.
La massima apertura che può raggiungere
il diaframma, oltre la quale sarebbero troppo
evidenti i difetti delle lenti, dipenderà
dalle caratteristiche dell’obbiettivo,
ossia dalla sua lunghezza focale, dalla qualità
delle lenti utilizzate, e dal tipo di progetto
da cui e nato. |
|||||
Il valore “f/ ” di massima apertura
è indicato sull’obiettivo, ai
bordi della lente frontale. Qui troviamo anche il numero che identifica la focale “F”, il diametro e il numero di matricola. Il valore della lunghezza focale “F” è seguita dall’unità di misura (mm). Il diametro espresso in millimetri e contraddistinto dal simbolo Ø. Il diaframma può essere preceduto dal simbolo ”f/ “ (es. f/ 2,8), oppure può essere espresso come un rapporto (es. 1: 2,8). Tornando alla massima apertura, bisogna dire che determinando la luminosità intrinseca dell’obbiettivo, è un valore importante di cui tenere conto all’atto dell’acquisto. Un obbiettivo luminoso permette di guadagnare anche un’ora di luce senza dover ricorrere al treppiedi o a regolazioni di sensibilita' piu' elevate. Dà la possibilità di ottenere tempi di scatto più veloci e permette di comprimere maggiormente la profondità di campo quando si rende necesario generare una sfocatura selettiva fra i vari piani dell'inquadratura. La massima apertura del diaframma, può incidere molto sul prezzo di un obbiettivo ed è chiaro che bisogna trovare un compromesso fra caratteristiche tecniche e possibilità economiche (ricordiamoci che esiste anche il mercato dell’usato). |
||||||
![]() |
||||||
<<< Indietro |