Appunti di tecnica fotografica
 


Gli speciali

Zoom


Doppia Ghiera
Gli zoom dispongono di vari gruppi di lenti mobili che consentono di cambiare la lunghezza focale entro certi limiti. Sono dunque obiettivi multifocali che ci offrono anche le focali intermedie. A secondo del rapporto tra la focale minima e quella massima e del grado desiderato di correzione ottica delle aberrazioni, uno zoom può contenere anche una ventina di lenti.
Il passaggio da una focale all’altra si ottiene mediante una ghiera da azionare, a seconda dei modelli, con un movimento di rotazione o con uno scorrimento sull’asse dell’obiettivo.

Ghiera Singola
Il movimento della ghiera produce lo spostamento di uno o più gruppi di lenti lungo il loro asse e modifica la posizione del piano focale che, non coincidendo più con la pellicola, porta fuori fuoco il soggetto.
Per evitare questo si è ricorsi a due sistemi di compensazione (ottica e meccanica) che andranno ad influire in buona parte, sulle prestazioni dello zoom e quindi sul suo prezzo.
La compensazione meccanica si basa sul movimento di un gruppo di lenti collegate meccanicamente.
La compensazione ottica utilizza guide o camme lineari che fanno spostare due o più gruppi di lenti nello stesso senso o in senso opposto.
La luce comunque deve attraversare molte superfici vetro/aria con conseguente calo di intensità a causa di numerose riflessioni, dispersione e assorbimento.
Per ridurre le aberrazioni, il diaframma ha un’apertura massima minore rispetto agli obiettivi a focale fissa, ne risulta quindi che gli zoom sono genericamente poco luminosi.
Il contrasto e la definizione dell’immagine sono inferiori che negli obiettivi tradizionali a causa della luce parassita che si forma all’interno.
Alcuni modelli, hanno anche la “posizione macro”, che permette, se non si pretende troppo, di eseguire della macrofotografia. Detto questo, bisogna considerare, che questo tipo di obiettivo non è nato per il mercato professionale ma per facilitare la vita a dilettanti e fotoamatori che apprezzano i vantaggi che queste ottiche possono dare a discapito di un pizzico di qualità.

Uno zoom peserà sempre meno rispetto a tre o quattro obiettivi separati e sarà meno ingombrante, più economico, si potrà cambiare la focale semplicemente girando una ghiera, evitando continui spostamenti avanti e indietro per inquadrare esattamente il soggetto. Per concludere, il successo degli zoom è stato principalmente determinato dal miglioramento delle tecniche di progettazione, dall’uso di materiali leggeri, dall’evoluzione delle lenti, dai costi accessibili, dai livelli qualitativi molto alti raggiunti nelle correzioni delle aberrazioni.
La prima ottica di questo tipo fu costruita nel 1959, poteva variare la lunghezza focale da 36mm a 82mm con f/2,8 di apertura massima del diaframma, prodotto dalla Zoomar. Da qui il termine zoom.

Decentrabili e basculanti (Tilt & Shift)

Obiettivi composti di una parte fissa e di una mobile, dotata di meccanismi per il controllo della profondità di campo e della prospettiva. La profondità di campo può venire aumentata inclinando la parte mobile, mentre la prospettiva è variata tramite spostamento sul piano orizzontale. La fuga prospettica eccessivamente convergente può quindi essere raddrizzata e corretta.
I grandangolari decentrabili possono essere impiegati anche con prolunghe a soffietto.
Basculare l’obiettivo vuol dire applicare la regola di Scheimpflug, che porta il nome di colui che per primo l'ha codificata. Fondamentalmente essa stabilisce che quando le linee immagine, che sono l’ideale prolungamento del piano della pellicola, del piano del soggetto e del piano dell’obiettivo, si intersecano in un dato punto, allora la messa a fuoco del soggetto e la nitidezza è assicurata su tutta la superficie dell’immagine. In altre parole, una volta che il cono dell’immagine proiettato dall’obiettivo è a fuoco, si può dirigere questo cono in qualsiasi direzione e di fatto modificare il luogo in cui il piano di messa a fuoco si proietta.
Questa possibilità di spostare il piano di messa a fuoco per muoverlo dove è più opportuno in relazione al soggetto, invece di averlo sempre parallelo al piano pellicola (come avviene negli obiettivi fissi), rappresenta il grande vantaggio dato dagli apparecchi fotografici a corpi mobili.

Macro
Sono caratterizzati da alto potere risolvente e grande precisione ottica, meccanica elicoidale a lunga escursione, per allontanare progressivamente le lenti preposte all'ingrandimento dal piano-pellicola.
Alla fine corsa dell'elicoide, si raggiunge la distanza minima di messa a fuoco, cui corrisponde il massimo ingrandimento consentito dall'obiettivo.
Le focali classiche sono 50mm, 100mm e 200mm, con possibili varianti (55mm, 60mm, 90mm, 105mm, 180mm).
In genere, a parità di ingrandimento, la distanza di messa a fuoco aumenta con l'aumentare della lunghezza focale e a parità di diaframma la profondità di campo diminuisce.
Vale per tutti il fatto che maggiore è l'ingrandimento, minore è la profondità di campo, per cui in genere si lavora con diaframmi molto chiusi.
Il soffietto di prolunga è un accessorio che consiste in un vero e proprio soffietto estensibile, a tenuta di luce, con alle estremità gli innesti per la baionetta dell’obbiettivo e per l'anello porta ottiche della fotocamera.
Si utilizzano per fotografare piccoli oggetti a distanza ravvicinata, sfruttando l’estensibilità del soffietto che allontana l’obbiettivo dal piano pellicola determinando l’ingrandimento dell’immagine. E’ montato su un supporto metallico a binari che gli conferisce robustezza e gli permette l’allungamento (80-150mm) mediante un meccanismo di precisione a cremagliera.
Obiettivi Macro per Soffietto (Bellows)
Obiettivi di costruzione semplice, applicabili direttamente al soffietto. La messa a fuoco viene regolata tramite la ghiera di spostamento del soffietto. L'ingrandimento dipende invece dall'allungamento del soffietto e dagli eventuali accessori aggiuntivi (moltiplicatori di focale, tubi di prolunga) e può raggiungere rapporti di ingrandimento di 20:1 (20x)
             
<<< Indietro