Appunti di tecnica fotografica
 

 

(3) Reflex

Per reflex si intende una macchina fotografica nella quale i raggi luminosi, che attraversano l’obbiettivo, sono deviati (riflessi) da uno specchio inclinato a 45° verso lo schermo di messa a fuoco. Con questo sistema, il fotografo è nelle condizioni di valutare con precisione sia l’inquadratura (l’immagine che impressionerà il fotogramma) sia la messa a fuoco.
Per evitare che nel mirino si veda l’immagine invertita orizzontalmente, sulla parte superiore della fotocamera è collocato il pentaprisma. Questo sistema ottico prismatico con cinque facce, è posto sopra lo schermo del mirino e serve a ripristinare i lati dell’immagine.

Cosa succede esattamente quando si scatta una fotografia con uno di questi aparecchi?

Per capire meglio ciò che avviene all’interno di una fotocamera reflex, seguiamo con attenzione queste tre distinte fasi.

Fase1 - prima dello scatto :
   • La luce entra nell’obbiettivo(1) e attraversa le lenti e il diaframma(2).
   • La luce viene riflessa dallo specchio inclinato a 45°(3), colpisce il vetro smerigliato(5), su cui forma l'immagine, lo attraversa e adeguatamente trattata dal pentaprisma(4), giunge al nostro occhio attraverso il mirino(6).
   • Dietro lo specchio troviamo l’otturatore(7) normalmente chiuso a proteggere la pellicola(8) dalla luce.

Fase2 - durante lo scatto:
  •Lo specchio(3) si solleva ruotando verso l’alto e posizionandosi parallelamente al vetro smerigliato(5), provoca l’oscuramento del mirino(6) impedendo che luce parassita possa giungere alla pellicola(8).
   • Il diaframma(2) si posiziona all’apertura impostata.
   • L’otturatore(7) si apre.
   • La luce, raggiunge la pellicola(8) e la impressiona.

Fase3 - il tempo impostato è terminato:
   • L’otturatore(7) si chiude a proteggere nuovamente la pellicola.
   • Lo specchio(3) si riposiziona a 45°.
   • Il diaframma(2) si riposiziona alla massima apertura.
   • La luce torna a riflettersi sullo specchio(3), e attraverso, vetro smerigliato(5), pentaprisma(4) e mirino(6) giunge nuovamente al nostro occhio.

L’ otturatore

I primi apparecchi fotografici utilizzavano lastre sensibilizzate con con elemeni chimici particolarmente lenti nel reagire alla luce (parecchi minuti) ed era sufficiente coprire l’obiettivo con un semplice tappo.
Quel tappo fu il primo otturatore della storia.
In queste condizioni era dunque impossibile scattare foto istantanee, e tentare di fare ritratti era ancora molto azzardato.
L’introduzione di nuovi composti sensibili alla luce, con tempi di esposizione più brevi, rese il rudimentale tappo sull’obiettivo inadeguato a determinare la quantità giusta di luce che doveva giungere sulla pellicola.

Queste emulsioni potevano essere impressionate in tempi anche inferiori al secondo e quindi era necessario costruire un meccanismo che permettesse di far giungere con precisione alla pellicola solo la quantità di luce necessaria .

Otturatore a ghiliottina

Il primo otturatore meccanico, era costituito da una piastrina di legno o di metallo dotata di una finestra delle dimensioni dell’obiettivo, che scorrendo su guide permetteva il passaggio della luce. La velocità di passaggio della finestra davanti all’obbiettivo determinava il tempo di scatto. Inevitabilmente, riportando la piastrina nella posizione di partenza, (caricamento dell’otturatore) giungeva altra luce alla pellicola. Fu così aggiunta una seconda piastrina senza finestra, utilizzata dopo lo scatto per riarmare l’otturatore. Questo otturatore si chiamava (a doppia ghigliottina).

Otturatore a persiana e soffietto

Costituito da una tavoletta di legno ricoperta da velluto nero e incernierata all’apparecchio fotografico. La tavoletta (che fungeva da tappo) era collegata ad un soffietto che gonfiandosi per mezzo di una pompa manuale provocava il sollevamento dalla tavoletta. Rilasciando la pompa l’aria defluiva con la conseguente ricaduta della tavoletta.
Questo otturatore non consentiva di avere tempi di scatto affidabili.

Otturatore a tendina e doppia tendina

Padre degli attuali otturatori, venne concepito sfruttando lo stesso sistema dell’otturatore a ghigliottina. Questa volta però, utilizzando una tendina di tessuto gommato che veniva arrotolata su di un rullo, messo in tensione da una molla calibrata in funzione del tempo di scatto desiderato. Anche qui, al momento del caricamento, interveniva una seconda tendina a coprire la finestra della prima. Con questo meccanismo era possibile ottenere tempi molto vicini al 1/100 di sec.

Otturatore centrale a settori

Con questo tipo di otturatore si ottiene una maggiore precisione. Esso è costituito da lamelle metalliche sovrapposte che seguendo un movimento semicircolare si allontanano le une dalle altre a partire dal centro dell'obbiettivo.
Anche se condizionato da attriti, urti e forze d'inerzia che vengono a crearsi in un cosi' complesso sistema meccanico il tempo di scatto può raggiunge 1/500 di secondo.
             
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